Corpi violati, diritti negati: Le MGF oggi
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Corpi violati, diritti negati: Le MGF oggi
Un’occasione unica per approfondire il tema delle mutilazioni genitali femminili (MGF) con un esperto di fama internazionale. Il Prof. Morrone ci guiderà in un percorso di conoscenza, offrendo spunti di riflessione e strumenti per la prevenzione.
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Medico chirurgo, specializzato in malattie infettive e tropicali, il Prof. Morrone è un’autorità riconosciuta a livello internazionale sul tema delle MGF. Autore di numerosi libri e articoli scientifici, si batte da anni per la difesa dei diritti delle donne.
Con

Aldo Morrone
Professore e esperto mondiale di medicina delle migrazioni
Resoconto del Webinar
In seguito al webinar con il Prof. Morrone, abbiamo riassunto i punti che ci hanno colpito di più. Li condividiamo con voi insieme alla registrazione dell’incontro e alle risposte del professore ad alcune domande del pubblico.
Mutilazioni. Oltre i genitali femminili.
È stato un onore aver contribuito a un webinar così importante! Le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) sono una violazione gravissima dei diritti umani e parlarne apertamente è fondamentale per combatterle. Il Professor Morrone ci ha offerto una panoramica preziosa sulle MGF, ma la sua lezione va oltre la mera informazione. Ci ha invitato a riflettere sul significato profondo della mutilazione, in tutte le sue forme.
Mutilare. Un verbo che evoca dolore, violazione.
Mutilare significa privare qualcuno di una parte del proprio corpo, della propria integrità, della propria libertà e del proprio futuro. Le Mutilazioni Genitali Femminili sono una realtà atroce che colpisce milioni di donne nel mondo. A livello globale, si stima che almeno 250 milioni di ragazze e donne in vita oggi abbiano subito una qualche forma di MGF. Immaginate: 44 milioni di ragazze di soli 14 anni sono state infibulate. Paesi come Gambia e Mauritania registrano la più alta prevalenza di MGF in questa fascia d’età, con percentuali che raggiungono il 54% e il 56%. Anche in Indonesia la situazione è drammatica, con circa la metà delle ragazze di 11 anni che hanno subito questa pratica.
E l’Italia?
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che nel nostro paese vivano tra le 61.000 e le 80.000 donne che hanno subito MGF. Queste pratiche vengono eseguite clandestinamente, all’interno delle comunità, da figure non qualificate che mettono a rischio la salute e la vita delle bambine. E non dimentichiamoci del “turismo della mutilazione”, con famiglie che portano le proprie figlie all’estero per farle sottoporre a questa pratica aberrante.
MGF: Un viaggio nella storia
Ma come siamo arrivati a questo punto? Facciamo un salto indietro nel tempo, e cerchiamo di capire come le MGF siano state percepite e giustificate nel corso dei secoli.
I “vecchi saggi” e le loro idee:
Erodoto, il “padre della storia”, già nel V secolo a.C. ci racconta di questa pratica diffusa tra diversi popoli. Strabone, un altro storico di qualche secolo dopo, conferma la popolarità della “recisione” (un eufemismo che fa rabbrividire). Sembra proprio che nell’antichità la cosa fosse piuttosto in voga. Soranus, medico dell’antica Grecia, ci fornisce una descrizione dettagliata dell’intervento, quasi a volerci dare un manuale di istruzioni. La sua spiegazione? Ridurre il desiderio sessuale femminile. Insomma, le donne non dovevano provare piacere, altrimenti chissà cosa sarebbe successo! E poi c’è Paolo di Egina, che nel VII secolo d.C. afferma come il clitoride sia “vergognoso” perché può ergersi come un organo maschile. Un’affermazione che farebbe ridere, se non fosse così tragica.
Secoli bui e nuove (discutibili) teorie:
Dopo un lungo silenzio, in cui forse si sperava che la pratica fosse scomparsa, ecco che riemerge in epoca moderna, con nuove e fantasiose giustificazioni. Sonnini, un naturalista del XVIII secolo, attribuisce la pratica al clima caldo. Insomma, colpa del sole se le donne avevano bisogno di essere “ridimensionate”!
La storia delle MGF è una storia di violenza e discriminazione contro le donne. Oggi sappiamo che queste pratiche non hanno alcuna giustificazione medica o culturale, e che causano danni fisici e psicologici gravissimi.
Un dolore che non si esaurisce
Ma le mutilazioni non si esauriscono con la violenza fisica, non sono solo una ferita fisica. Sono una violazione dell’integrità, della dignità, dell’identità di una donna. Lasciano cicatrici profonde nell’anima, che condizionano la vita affettiva, sessuale, sociale. E spesso, la mutilazione si perpetua attraverso il silenzio, la vergogna, la paura.
Un dolore che non si esaurisce nel momento, ma che si protrae negli anni, trasformandosi in un compagno di vita indesiderato. La minzione diventa una tortura, i rapporti sessuali un incubo, il ciclo mestruale un calvario mensile. Il parto può diventare un’esperienza traumatica, con un rischio elevato di complicazioni per la madre e il bambino.
Anche la sfera sessuale è compromessa: il piacere è spesso sostituito dal dolore, la spontaneità dalla paura. Anche il desiderio di maternità può essere minacciato: il tessuto cicatriziale può interferire con l’impianto dell’embrione nell’utero, rendendo più difficile portare a termine una gravidanza.
E come se non bastasse, le infezioni sono sempre in agguato, pronte a minare ulteriormente la salute già compromessa. Le lesioni causate dalle mutilazioni rendono i genitali femminili più vulnerabili a contrarre il Papilloma virus umano (HPV), responsabile del cancro alla cervice. Inoltre, le cicatrici possono ostacolare l’esecuzione del Pap test, un esame fondamentale per la diagnosi precoce.
Non solo dolore fisico Oltre il corpo: le ferite invisibili
Le MGF sono solo la punta dell’iceberg di una cultura che troppo spesso nega alle donne il diritto di disporre del proprio corpo e della propria vita. Non si tratta solo di un atto di violenza fisica, ma di una profonda violazione dei diritti umani che lascia ferite indelebili, non solo sul corpo, ma anche nella mente e nell’anima, che limitano il potenziale e la libertà delle donne.
Mi hanno rubato qualcosa che non potrò mai riavere indietro, racconta Waris Dirie, modella e attivista che ha subito l’infibulazione a soli cinque anni. Ma non mi hanno rubato la voce. E userò la mia voce per combattere finché questa pratica barbara non sarà abolita.
Negare alle bambine l’accesso all’istruzione, troncando le loro ali prima ancora che possano spiccare il volo, è una forma di mutilazione che le condanna a un futuro di dipendenza e subordinazione. Costringere una ragazza a un matrimonio forzato, soffocando i suoi sogni e le sue aspirazioni, è una mutilazione che le nega il diritto di amare e di scegliere il proprio destino.
La violenza più insidiosa è quella che ti fa credere di non valere nulla, scrive Chimamanda Ngozi Adichie. È la voce che ti dice che non sei abbastanza intelligente, abbastanza bella, abbastanza forte.
Limitare la libertà di espressione e di movimento delle donne, imprigionandole in gabbie di convenzioni e pregiudizi, è una mutilazione che le priva della possibilità di essere sé stesse, di contribuire alla società con la propria voce e la propria creatività.
Queste mutilazioni culturali, spesso radicate in norme sociali discriminatorie, rappresentano un ostacolo insidioso allo sviluppo e all’autodeterminazione delle donne, perpetuando un ciclo di disuguaglianza e ingiustizia. La violenza contro le donne assume molte forme, tutte ugualmente dolorose e devastanti. La violenza domestica, gli stupri, le molestie sessuali, il bullismo, lo stalking.
E non dimentichiamo le mutilazioni più subdole, quelle che si insinuano nella quotidianità, nel mondo del lavoro, nelle relazioni sociali. Sono tutte forme di mutilazione che ledono l’integrità fisica e psicologica delle donne, limitando la loro libertà e il loro diritto di vivere una vita piena e dignitosa.
Un appello per i diritti delle donne
Il webinar con il Professor Morrone ci ha illuminato su una realtà dolorosa, ma ci ha anche offerto una speranza. La speranza che, attraverso la conoscenza, la sensibilizzazione, l’azione, possiamo costruire un futuro in cui ogni donna sia libera di vivere una vita piena e dignitosa.
La Fondazione Rigel è nata proprio con l’obiettivo di costruire un mondo più equo e inclusivo, dove ogni persona possa vivere libera dalla violenza e dalla discriminazione. E la lotta contro le MGF è uno dei pilastri del nostro impegno. Crediamo fermamente che ogni donna abbia il diritto di vivere una vita libera dalla violenza e dalla discriminazione, e che l’educazione, l’informazione e la sensibilizzazione siano strumenti fondamentali per raggiungere questo obiettivo.
Uniti per il cambiamento
Non c’è niente di più potente di una donna che si rialza, scrive Maya Angelou. E le donne che combattono contro ogni forma di mutilazione, che si ribellano alle tradizioni oppressive, che alzano la voce per difendere i propri diritti, sono la prova vivente di questa forza indomabile. A loro va la nostra ammirazione, il nostro sostegno, la nostra promessa di continuare a lottare al loro fianco.
Insieme contro le MGF: Domande e Risposte con il Professor Morrone

1. Qual è il ruolo delle comunità migranti nella prevenzione delle MGF? Come possiamo coinvolgerle attivamente?
L’educazione e la sensibilizzazione sono fondamentali per prevenire le MGF. Dobbiamo lavorare con le scuole, le famiglie e le comunità per diffondere informazioni corrette su questa pratica e sui suoi effetti dannosi. È importante promuovere una cultura del rispetto per i diritti umani e per l’uguaglianza di genere, incoraggiando il dialogo e il confronto. Inoltre, è essenziale offrire supporto alle donne e alle ragazze a rischio, creando una rete di protezione e di sostegno.
4. Quali sono i servizi di supporto disponibili per le donne e le ragazze che hanno subito MGF? Come possiamo migliorarne l’accessibilità?
Esistono diversi servizi di supporto per le donne che hanno subito MGF, come centri antiviolenza, consultori familiari, servizi di assistenza psicologica e medica. È fondamentale migliorare l’accessibilità a questi servizi, garantendo la presenza di personale qualificato e formato, in grado di offrire un supporto adeguato alle specifiche esigenze di queste donne. Inoltre, è importante promuovere la conoscenza di questi servizi all’interno delle comunità migranti, attraverso campagne di informazione e la collaborazione con mediatori culturali.
5. Come possiamo formare gli operatori sanitari, sociali ed educativi per riconoscere e affrontare le MGF?
La formazione degli operatori sanitari, sociali ed educativi è cruciale per prevenire e contrastare le MGF. Questi professionisti devono essere in grado di riconoscere i segnali di rischio, offrire un supporto adeguato alle vittime e attivare le procedure di protezione previste dalla legge. La formazione deve includere aspetti medici, psicologici, sociali e culturali, per fornire agli operatori gli strumenti necessari per affrontare il tema delle MGF in modo efficace.
6. Qual è il ruolo della collaborazione internazionale nella lotta alle MGF? Quali sono le iniziative più promettenti a livello globale?
La collaborazione internazionale è essenziale per combattere le MGF. È necessario uno sforzo congiunto da parte di governi, organizzazioni internazionali e società civile per promuovere il cambiamento culturale e garantire il rispetto dei diritti umani di tutte le donne e le bambine.
Tra le iniziative più promettenti a livelloglobale ci sono i programmi di educazione e sensibilizzazione, le campagne di informazione, il sostegno alle organizzazioni locali che lavorano sul territorio e la cooperazione tra i paesi per lo scambio di buone pratiche.
7. Professor Morrone, quale ruolo può svolgere una fondazione come Rigel nella prevenzione e nel contrasto delle MGF?
Una fondazione come Rigel può svolgere un ruolo importante nella prevenzione e nel contrasto delle MGF. Può promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione, sostenere la formazione degli operatori, finanziare progetti di prevenzione sul territorio e collaborare con le istituzioni e le organizzazioni internazionali per rafforzare la lotta a questa pratica. Inoltre, può offrire un supporto concreto alle donne che hanno subito MGF, attraverso servizi di assistenza psicologica e medica.
8. Ci sono iniziative specifici che ognuno potrebbe intraprendere per contribuire a questa causa?
Certamente! Ognuno di noi può fare la differenza nella lotta contro le MGF. Possiamo informarci sul tema, parlarne con amici e familiari, sostenere le organizzazioni che si battono per i diritti delle donne, partecipare a eventi e iniziative di sensibilizzazione. Anche un piccolo gesto può contribuire a creare un mondo più giusto e equo per tutte le donne.
9. Queste informazioni sono impressionanti. Penso che sarebbe prezioso diffonderle nelle scuole per favorire una cultura rispettosa. Complimenti e grazie per il vostro impegno!
Sono d’accordo con lei. È fondamentale educare le nuove generazioni al rispetto dei diritti umani e all’uguaglianza di genere. Diffondere informazioni corrette sulle MGF nelle scuole è un passo importante per prevenire questa pratica e promuovere una cultura di rispetto e inclusione.
10. Vorrei chiedere in che senso sono necessari maggiori finanziamenti per la legge italiana contro le mutilazioni genitali femminili.
La legge italiana contro le MGF prevede misure di prevenzione, protezione e supporto alle vittime. Tuttavia, per garantire la piena attuazione di questa legge sono necessari maggiori finanziamenti. Servono risorse per la formazione degli operatori, per la creazione di servizi di supporto alle donne, per le campagne di informazione e sensibilizzazione. Maggiori finanziamenti permetterebbero di rafforzare la lotta alle MGF in Italia e di garantire una maggiore protezione alle donne e alle bambine a rischio.
11. Come si comportano e come si dovrebbero comportare i ginecologi in sede di parto con donne che hanno subito MGF? Devono ripristinare lo stato esatto preesistente? Possono “alleviare” qualche sofferenza o disfunzionalità?
I ginecologi che assistono donne che hanno subito MGF devono agire con grande sensibilità e competenza. È fondamentale che siano formati sulle specifiche esigenze di queste donne e che sappiano come gestire le complicazioni che possono insorgere durante il parto. L’obiettivo principale è garantire la salute della madre e del bambino. In alcuni casi, può essere necessario un intervento chirurgico per alleviare il dolore o migliorare la funzionalità dei genitali. La decisione su quale tipo di intervento effettuare deve essere presa in accordo con la donna, tenendo conto delle sue esigenze e delle sue preferenze.
Le motivazioni alla base delle MGF sono complesse e variano a seconda del contesto culturale. In generale, queste pratiche sono legate a idee distorte sulla sessualità femminile, sulla purezza, sull’onore e sulla verginità. In alcune culture, le MGF sono considerate un rito di passaggio all’età adulta, un modo per garantire l’accettazione sociale e la possibilità di sposarsi. In altri casi, sono giustificate con motivazioni igieniche o estetiche. Tuttavia, è importante ricordare che nessuna di queste motivazioni può giustificare una pratica che causa sofferenza e viola i diritti fondamentali delle donne.
13. Come possiamo coinvolgere gli uomini e i leader religiosi delle comunità migranti nella lotta contro le MGF?
Per saperne di più: Spunti di lettura
Un’analisi approfondita del fenomeno delle MGF in Europa, con particolare attenzione al contesto migratorio.
• Il fiore del deserto di Waris Dirie:
La toccante autobiografia di Waris Dirie, modella e attivista che ha subito l’infibulazione da bambina. Un libro che ha contribuito a portare l’attenzione del mondo sulle MGF.
• Nessuna voce. Le donne, la legge, le mutilazioni genitali femminili di Soraya Mire:
Un’analisi giuridica e sociale delle MGF, con un focus sulla legislazione italiana e internazionale.
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